C’è bisogno dei giovani per trasformare i desideri in realtà


Lo ripetono coloro che da tanto tempo occupano ruoli di servizio o di governo, forse per giustificare la loro perseveranza: «non ci sono giovani!». Fanno eco i più anziani, per sottolineare il valore della loro nostalgia: «Non ci sono più i giovani di una volta!». Replicano i giovani, per difendersi e rafforzare i loro alibi: «C’è bisogno di ringiovanire!». A tutti questi ha risposto Papa Francesco domenica scorsa celebrando la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano, ricordando il vero motivo per cui c’è bisogno dei giovani: «Perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali non perdete la capacità di sognare». In questo tempo così faticoso abbiamo perso un po’ tutti la capacità di sognare e questo rende la vita più triste, offuscata dalla nebbia dell’inquietudine e dell’ansia, del non saper più credere nella bellezza che può venire dal futuro. Sognare non significa per forza cambiare il mondo con opere eroiche o spettacolari ma soprattutto rinunciare al fatalismo, alla rassegnazione, all’idea che sia impossibile uscire dall’angusto e scomodo spazio di una vita prigioniera dei falsi miti, dei pregiudizi, delle minacce, del confronto. Per realizzare i sogni occorre lasciar andare tante pesanti zavorre da cui siamo oppressi che ci costringono a stare immobili, sdraiati a guardare all’insù aspettando che le nuvole dell’incertezza se ne vadano via da sole. È trovare il coraggio di dire dei no decisi alle giustificazioni, alle lamentele, ai comodi
alibi e al rimandare continuamente l’appuntamento con la novità. Mettersi in moto perché i propri desideri non rimangano occasioni sfumate ma si trasformino in realtà e obiettivi da raggiungere. Avere grandi sogni è la chiave che permette di faticare, lavorare e superare con slancio i momenti più difficili perché, come ha affermato Martin Luther King: «Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere». L’ostacolo più grande, talvolta colpisce anche la nostra Associazione, non è la mancanza di giovani ma la presenza di “ladri di sogni”. Costoro, avendo smesso di sognare, provano un senso di fastidio nel vedere gli occhi pieni di coraggio e sentire il “chiasso” della passione di chi non vuole rinunciare al sudore della fatica che la novità comporta. «Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare…» è l’amara constatazione del protagonista del film “La ricerca della felicità” ma insieme diventa invito a non rinunciare perché “se vuoi qualcosa vai e inseguila”. Senza sogni siamo destinati ad invecchiare. Anche al Csi, come diceva il Cardinal Martini, servono «sognatori che ci mantengano aperti alla sorpresa dello Spirito Santo».

Il punto
25/10/2021
di Alessio Albertini